Sora no Shita, Daichi no Ue

Like a Family - Prelude, Lituania, Polonia, Russia, OC!Kaliningrad

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view post Posted on 28/10/2010, 18:05
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Sora no Shita Daichi no Ue

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- Titolo: Like a family - Prelude
- Totolo del capitolo: Giornata Perfetta
- Personaggi: Polonia (Feliks Lukasiewicz), Lituania (Toris Lorinaitis), Russia (Ivan Braginski) Oc!Oblast di Kaliningrad
- Genere: commedia, sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: what if
- Conteggio parole: 1026
- Note: - Fiction su cui ho sclerato per mesi, più o meno da luglio ecco XD
Polonia e Lituania alle prese con un mini-Russia, ovvero Kaliningrad!
L'idea mi era venuta pensando che se fosse stato un personaggio a sé era proprio tra le due Nazioni e quindi poteva averci a che fare.
Leggendo Wikipedia trovavo scritto che era un territorio che devono monitorare quindi ho pensato: e se fosse un bambino?
Se trovate somiglianze molto marcate tra questa fiction e i disegni/comics di EleRosa... sappiate che è tutto voluto XD
L'idea di Lituania e Polonia con Kaliningrad è mia ma parlandone con lei son venuti fuori così tante cose che abbiam deciso di metterli su carta, io tramite fan fiction e lei tramite fan art.
Le due storie, comunque, saranno un po' diverse.

- Kalin-chan è, come già detto, un Russia in miniatura, è identico fisicamente a lui ma ha gli occhi verdi.
Anche quest'ultimo particolare l'ho aggiunto perchè è in mezzo a due Nazioni con gli occhi verdi, senza tener conto di quanto Kaliningrad sia diverso o simile alla Polonia o alla Lituania.


- Anche questa fiction segue il filone 'Slavic Brothership' ovvero qui Polonia è fratello di Russia, in quanto Nazione slava XD
In un altro paio di mie fan fiction ho inserito questo particolare perchè son convinta che avrebbero dovuto essere fratelli anche in Hetalia .__.
Per questo motivo, e perchè la descrizione e la storia di Kalin non corrisponde a ciò che l'exclave è nella realtà, ho inserito l'avvertimento 'what if'.






Il fruscio delle foglie, unito al cinguettio degli uccellini e al rumore dell'erba spostata o schiacciata dai propri passi erano rumori che lo rilassavano.
Guardandosi intorno si vedevano solo gli alberi, le cui fronde proteggevano in parte gli occhi dai raggi del sole che, seppur ancora tiepidi, erano sempre troppo luminosi.
Era una gradevole giornata di inizio estate, dedicata stranamente solo ed esclusivamente al riposo, e per questo motivo Lituania era di ottimo umore.
Il bosco era vicino casa sua, distante solo qualche metro di prato, eppure, una volta entratoci, si aveva l'impressione di essere in un posto diverso, quasi irreale.
Per lui, sempre così indaffarato, era raro godersi una giornata così tranquilla e, come per dare a quelle ore un significato 'visivo', si era concesso una piccola passeggiata.
Sì, il bosco, così silenzioso e dall'aspetto stabile, rappresentava perfettamente il suo umore.

A dirla tutta, non era venuto da solo. Anzi, non era proprio rimasto solo quel giorno.
Con lui, a pochi passi di distanza, anche il fidato compagno Polonia si beava di quella tranquillità, serrando gli occhi e cercando solo di sentire il vento sul viso.
La sua presenza significava che la giornata del lituano non era stata poi così tranquilla e silenziosa ma, per i suoi standard, considerata la vita frenetica e il lavoro di nazione, quel giorno era il massimo della pace che poteva ottenere.
In ogni caso Toris si sentiva davvero bene, come non si sentiva da anni, da quando poteva correre per i boschi con Feliks più o meno con spensieratezza.

Lituania ricordava bene tutte le sensazioni che gli dava quel pezzo della loro terra, della loro casa, a quei tempi.
Certo, c'erano le guerre. C'erano le paure, le malattie e i problemi di quel tempo. Però aveva qualcosa che ancora non era riuscito a riconquistare, un sentimento complicato forse, sopratutto considerando il suo carattere e il periodo a cui faceva riferimento.
La sicurezza, la certezza di avere un posto in cui tornare sempre, non una casa piena di solitudine, o di disagio, o di terrore ma un luogo in cui ti senti protetto, in cui sai che starai ancora con una persona con cui ti senti bene.
Anche attualmente Lituania e Polonia, sfruttando quei pochi km di terra che erano rimasti loro di confine, vivevano nella stessa casa.
Per la loro longeva vita di nazioni, non era passato che pochissimo tempo da quanto lui e il compagno avevano riavuto la loro indipendenza e avevano potuto tornare a vivere insieme, quindi era ancora molto vivo il ricordo del periodo passato lontani, e, in Toris, erano ancora aperte le ferite nell'animo lasciate dal signor Russia.
Il ragazzo, quindi, nonostante la pace ritrovata, non riusciva ad essere sereno come un tempo.
Se prima, camminando per i sentieri del territorio della loro confederazione, pensava solo a quanto fosse divertente stare così, insieme a ridere e scherzare, senza nemmeno prendere in considerazione l'eventualità di essere divisi, ora quel pensiero lo perseguitava, lo spaventata e non gli dava pace nemmeno in un momento simile.

Toris si voltava spesso ad osservare il polacco, come ad assicurarsi che fosse ancora lì vicino a lui. Quest'ultimo sembrava come sempre molto allegro e sereno.
Il sorriso che aveva in volto era quasi 'felino', gli ricordava effettivamente la soddisfazione dei gatti quando stanno accucciati sulle gambe del padrone a farsi fare le coccole.
Lituania sorrideva a sua volta, intenerito. In effetti quel preciso istante era letteralmente silenzioso e tranquillo e sperava non fosse solo la quiete prima della tempesta.
Considerato il solito scorrere della loro vita, sarebbe stato quasi scontato che da lì a poco sarebbe successo qualcosa
Fece nuovamente scorrere lo sguardo sulla distesa erbosa prima di venir attirato dalla squillante voce di Polonia, che quasi riecheggiava nell'aria come se fossero stati in una stanza vuota, tanto il bosco era fitto.

Feliks fece velocemente qualche passo in avanti.

- Cosa c'è? Hai visto qualcosa? Qualche animaletto?- gli chiese guardandolo
- Sì, c'era qualcosa! Ma era grande! - gli rispose emozionato il polacco. Sembrava più allegro del solito.
- Grande? - a qual punto sperava non fosse un animale pericoloso. Lituania si guardò intorno, cercando di captare il più piccolo movimento tra le foglie dei cespugli o qualche ombra sospetta ma non vide nulla che non aveva già visto fino a quel momento.
- Andiamo a vedere! - gli propose l'altro.

Ricevette solo un secco rifiuto da parte del lituano che, tuttavia, non si illuse nemmeno per un istante che il compagno si sarebbe arreso così facilmente.
Come previsto, Polonia inistette fino ad averla vinta. Era probabile che in quel lasso di tempo in cui discutevano l'animale si fosse allontanato da lì.

Facendosi prendere per mano, Toris seguì Feliks in silenzio.

Nuovamente, seppur in misura minore rispetto al passato, quel senso di pace tornava a farsi largo nel suo cuore.
L'estate non era ancora davvero iniziata e faceva ancora fresco, eppure la mano di Polonia era calda e Lituania sentiva chiaramente la propria riscaldarsi a quel contatto.
Da quel che ricordava, il polacco era sempre caldo. Nelle rigide giornate invernali, al tempo in cui ancora erano una sola nazione unita da un matrimonio -tra regnanti ma anche tra loro come nazioni-, quando il gelo era davvero troppo pungente e lui cercava di riscaldarsi le mani col fiato, Feliks gliele afferrava sempre e gliele riscaldava così, semplicemente col suo calore, lo stesso che poi lo riscaldava durante la notte.
Toris sorrise ancora, guardando le loro mani unite, quando venne distratto dal compagno - È lì! L'ho visto, è lì! - esclamò e, quasi come conferma alle sue parole, qualcosa dietro un albero si mosse appena.

Non sembrava un animale selvatico e ben presto entrambi intuirono che probabilmente era una persona. Si avvicinarono per dare un'occhiata ma quel qualcuno provò ancora a scappare prima di essere ben poco finemente afferrato dal polacco per la maglia.
I loro sospetti furono confermati. Si trattava infatti di un bambino dai capelli chiari e dall'aspetto familiare al solo vederne la schiena.
E quando il piccolo si voltò, guardandoli con espressione un po' impaurita, ai due prese quasi un colpo.

- Kaliningrad? - esclamarono le due nazioni all'unisono.
 
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view post Posted on 29/10/2010, 12:12
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Sora no Shita Daichi no Ue

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Già, sto seguendo il tuo consiglio: sto scrivendo un'altra fiction, poi per la seconda parte attendo l'ispirazione XD è che ho alcuni capitoli già 'fatti', ovvero la vecchia versione del progetto ma non mi viene proprio da prenderli e sistemarli per la raccolta... devo attendere la voglia XD
 
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view post Posted on 3/11/2010, 21:34
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Sora no Shita Daichi no Ue

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- Titolo: Like a Family - Prelude
- Titolo del capitolo: Alla ricerca degli elfi dei boschi.
- Personaggi: Polonia (Feliks Lukasiewicz), Lituania (Toris Lorinaitis), Russia (Ivan Braginski) Oc!Kaliningrad
- Genere: commedia, sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: introspettivo, what if
- Conteggio parole: 1849
- Note: - Fiction su cui ho sclerato per mesi, più o meno da luglio ecco XD
Polonia e Lituania alle prese con un mini-Russia, ovvero Kaliningrad!
L'idea mi era venuta pensando che se fosse stato un personaggio a sé era proprio tra le due Nazioni e quindi poteva averci a che fare.
Leggendo Wikipedia trovavo scritto che era un territorio che devono monitorare quindi ho pensato: e se fosse un bambino?
Se trovate somiglianze molto marcate tra questa fiction e i disegni/comics di EleRosa... sappiate che è tutto voluto XD
L'idea di Lituania e Polonia con Kaliningrad è mia ma parlandone con lei son venuti fuori così tante cose che abbiam deciso di metterli su carta, io tramite fan fiction e lei tramite fan art.
Le due storie, comunque, saranno un po' diverse.

- Kalin-chan è, come già detto, un Russia in miniatura, è identico fisicamente a lui ma ha gli occhi verdi.
Anche quest'ultimo particolare l'ho aggiunto perchè è in mezzo a due Nazioni con gli occhi verdi, senza tener conto di quanto Kaliningrad sia diverso o simile alla Polonia o alla Lituania.

- Anche questa fiction segue il filone 'Slavic Brothership' ovvero qui Polonia è fratello di Russia, in quanto Nazione slava XD
In un altro paio di mie fan fiction ho inserito questo particolare perchè son convinta che avrebbero dovuto essere fratelli anche in Hetalia .__.
Per questo motivo, e perchè la descrizione e la storia di Kalin non corrisponde a ciò che l'exclave è nella realtà, ho inserito l'avvertimento 'what if'.







- Kaliningrad? -

Il bambino, con i suoi confusi occhi verdi, fissava le due Nazioni quasi impaurito.

Una leggera folata di vento bastò per scompigliargli i sottili capelli chiarissimi, facendogli ricadere la frangia sugli occhi e, distrattamente, se li sistemò con la mano, senza distogliere lo sguardo dai due adulti, assumendo però un'espressione leggermente infastidita.
Sapeva di non avere davanti degli sconosciuti e, infatti, poco dopo li riconobbe.

- Polonia. Lituania. - mormorò a voce bassa il bimbo, senza particolare inclinazione nella voce.

Pur conoscendoli di vista non aveva molta confidenza con coloro che erano diventati i suoi vicini di casa da quando suo fratello Russia l'aveva portato dove un tempo c'era Prussia.

A dir la verità aveva saputo da Ucraina che anche Polonia era suo fratello.
Un tempo i popoli slavi vivevano insieme, quando ancora non erano delle vere e proprie nazioni. Poi, a un certo punto, avevano cominciato a dividersi e il primo ad andarsene fu proprio colui che, a quel tempo, veniva chiamato Lechia, seguito da tutte le altre Nazioni slave a esclusione di Russia, Ucraina e Bielorussia che erano rimasti insieme.
Ivan non aveva mai perdonato a Feliks di essersene andato e aver dato quell'esempio anche ai loro altri fratelli e i loro rapporti erano rapidamente degenerati tanto che non si contavano più le volte in cui avevano lottato l'uno contro l'altro.

Lituania, invece, lo conosceva un po' meglio.
Lo vedeva di tanto in tanto a casa del fratello maggiore, sempre con un' espressione tetra e l'atteggiamento remissivo.
Sembrava tremare ogni volta che vedeva il russo e sospirava sempre come se avesse voluto essere ovunque meno che lì senza però aver mai il coraggio di ribellarsi.

Russia si divertiva a perseguitarlo proprio perchè quel suo carattere e quelle sue reazioni lo divertivano, senza rendersi conto di ciò che davvero Toris provava. Inoltre lo considerava una sorta di 'ex' ma Kaliningrad, il cui aspetto di bambino di cinque anni era solo apparenza, aveva capito che il lituano la pensava diversamente.

La piccola casetta della exclave russa era vicinissima alle loro abitazioni -o era solo una? Non l'aveva mai capito. Essendo due nazioni diverse dovrebbero avere due case ma aveva l'impressione che vivessero insieme. - eppure non vedeva molto spesso i suoi vicini.
Delle faccende politiche ed economiche se ne occupava chiaramente Ivan.
Kaliningrad non usciva quasi mai e, sopratutto, non incontrava mai altre nazioni all'infuori della sua famiglia. D'altronde non serviva farlo.

Di tanto in tanto, però, si concedeva di uscire e di fare qualche passeggiata nei paraggi per far passare il tempo e la noia e per non soffrire troppo la solitudine.
Era la prima volta che incontrava altre persone.

Le due nazioni che aveva davanti a sé lo guardavano senza dire una parola.
Dovevano essere anche loro molto sorpresi di vederlo, pensò l'exclave.

Toris sopratutto non sembrava essere contento di quell'incontro inaspettato.
Il bambino, infatti, escludendo il colore degli occhi, era in tutto e per tutto identico a Russia e, considerata la soggezione che il lituano aveva per la nazione orientale, non poteva non sentirsi a disagio di fronte alla sua fotocopia in miniatura.
Lo sguardo innocente, normale su un infante, non tranquillizzava affatto il ragazzo dai capelli castani poiché lo stesso Ivan aveva quel'espressione sotto cui celava una non-consapevole crudeltà.
Temeva che quella giornata, così piacevole fino a quel momento, si trasformasse in un incubo, lo stesso che aveva vissuto per anni sotto il controllo sovietico.

Incontrare Kaliningrad poteva significare avere a che fare con una parte della Russia, o anche incontrare lo stesso Russia, quindi avrebbe dovuto sopportare i suoi capricci, i suoi sguardi terrificanti, le sue sevizie e percepire la sua presenza in ogni momento e in ogni luogo, pronto a punirlo per ogni cosa che non gli andasse a genio.
E, se tutto questo fosse stato impedito da Polonia, la grande federazione si sarebbe accanita sul polacco, dando inizio all'ennesimo scontro. E questa, probabilmente, sarebbe stata l'eventualità peggiore.
Nel sentire la prima fitta allo stomaco Lituania provò a smettere di pensarci.
D'altronde, forse, stava esagerando con quell'allarmismo. Avrebbero anche potuto salutarsi e separarsi lì, tornado ognuno alle proprie attività e dimenticandosi di aver fatto quell'incontro.

Volse lo sguardo verso il compagno che fissava l'exclave con la medesima curiosità con quegli occhi similissimi a quelli del bambino.
Per la prima volta Lituania fece caso ai loro occhi e si rese conto che avevano lo stesso colore, quel verde così chiaro da sembrare quasi giallo.

Una seconda fitta gli ricordò il proprio tentativo di calmarsi e non pensare a cosa spiacevoli.
Si voltò nuovamente verso Kaliningrad.
Nessuno dei tre aveva aperto bocca e la situazione cominciava ad essere strana.
Il silenzio che fino a quel momento aveva tranquillizzato Toris divenne fonte di ulteriore ansia, quindi cercò di trovare le parole giuste da usare.

Non doveva essere difficile cominciare un discorso, dare una banalissima domanda, tipo...
- Che ci fai qui? - chiese Polonia anticipando l'amico.
Il bambino, piegò appena la bocca verso il basso.
- Cammino. - rispose come se trovasse stupida quella domanda. Non era ovvio quello che stava facendo? - Come voi, suppongo. -
- No, noi andiamo alla ricerca degli elfi! - affermò con sicurezza il polacco.
- Cosa?! - gracchiò Lituania sgranando gli occhi. E questa da dove gli era uscita?
- Non prendermi in giro! - esclamò Kaliningrad offeso.

Il suo aspetto infantile traeva in inganno tutti ma una nazione dovrebbe sapere bene che l'età dimostrata non equivaleva a quella mentale.
Non sopportava l'idea di essere trattato come un moccioso stupido ricevendo risposte palesemente inventate.
- Ma è così! Non è vero, Liet? - Feliks si voltò con un gran sorriso verso il lituano che preferì non rispondergli.
Conoscendo Polonia non sarebbe stato strano, da parte sua, un'idea del genere ma non ne aveva mai fatto accenno prima di quel momento, quindi doveva per forza esserselo inventato sul momento. Almeno, se lo augurava.
L'exclave non credeva a quella spiegazione ma il polacco l'aveva detto con una convinzione tale da incuriosirlo.
- E perchè li cercate qui? - chiese infatti, con tono scettico.
- Perchè se incontri gli elfi che vivono nei boschi gli si può chiedere di realizzare un desiderio. - spiegò il biondo con entusiasmo, otto gli occhi perplessi del compagno e del bambino.
Era incredibile la sicurezza con cui la repubblica polacca parlava di certe cose, sembrava parlare sul serio.
- E che desiderio volete chiedere? - domandò nuovamente Kaliningrad, cominciando a incuriosirsi.
- Il dominio del mondo! - dichiarò con un gran sorriso Feliks, poggiando le mani sui fianchi.
- Piantala, Polonia! - intervenne a quel punto Toris. - Si può sapere dove diavolo hai sentito questa storia? - chiese, ben consapevole di star indirettamente insinuando che il compagno parlasse sul serio.
- L'ho letto in un libro. - rispose immediatamente la nazione slava.
A Lituania balenò per un momento l'idea che Feliks parlasse sul serio e si ricordò che, tra alieni, fatine ecc, poteva anche aver ragione.
Ma tenne questo pensiero per sé, per non esaltare ulteriormente il compagno.

Kaliningrad osservava le due nazioni chiedendosi fino a che punto lo stessero prendendo in giro.
Però, ammetteva, erano divertenti.
Non gli capitava spesso di parlare con altre nazioni. Anzi, non gli era proprio mai capitato.
Inoltre finalmente poteva conoscere suo fratello Polonia quindi, quale che fosse la verità, a lui non importava molto.

- Posso cercarli con voi? - chiese infatti guardandoli innocentemente.
Toris rabbrividì e temette che le sue paure si stessero avverando e ne ebbe la certezza quando il compagno accettò subito con un gran sorriso.
Ma Lituania non era affatto tranquillo.
Kaliningrad non sembrava aver creduto a quella storia, quindi perchè si era offerto di cercarli insieme a loro?
La nazione baltica non riusciva a fare a meno di pensare che avesse doppi fini...
Eppure era consapevole che non era carino diffidare così di un bambino. Però rimaneva pur sempre una parte della Russia e si vedeva dall'aspetto.

Si portò le mani sullo stomaco e si rassegnò.


- Allora, dove andiamo? - chiese allegro Kaliningrad, camminando per il sentiero.
- Di lì ci siamo già stati. E immagino che anche da dove sei venuto tu non ci sia nulla. Direi di cambiare strada e non seguire il sentiero! - propose Polonia.
- Cosa? Ma è pericoloso! - lo avvertì il lituano.
- Ma no che non lo è! - rise il compagno. - Dai, andiamo! - e, detto questo, si mise a correre superando anche il bambino.

Toris si chiese cosa passasse per la testa del compagno, poi si accorse che Kaliningrad lo stava fissando.

- A-andiamo! - disse nervosamente, seguendo Polonia.

L'exclave piegò leggermente la testa di lato. Ma Lituania faceva sempre così?
Sentendo però il richiamo di Polonia si ridestò da quel pensiero e li seguì.

Durante quella strana ricerca Kaliningrad fece alle due nazioni molte domande personali, mostrando grande curiosità verso la vita delle vere nazioni e verso ciò che accadeva nel mondo.
Il bambino, d'altronde, non era altro che una piccola exclave ben lontana dal poter crescere ed era molto inesperto.
Le risposte assurde di Polonia, continuamente interrotto o corretto da Lituania, lo divertivano e poco gli importava se quella che dicevano fosse la verità o no.
Rideva come mai aveva fatto prima di allora, allegro e spensierato come sono solitamente i bambini dell'età che sembrava avere e ciò sembrava rallegrare anche Polonia.

- Mi sei simpatico! - affermò il polacco a un certo punto.
- Eh? Davvero? - gli chiese il bambino fermandosi improvvisamente e guardandolo stupito.
- Sì. Mi piacciono le persone che ridono come fai tu! - gli rispose sinceramente il biondo.

A Lituania però quelle parole non piacevano affatto. E dire che Polonia era sempre stato ansioso verso chi non conosceva... certo c'era poco da esserlo di fronte a un bambino, forse.
Ma quel bambino era Oblast di Kaliningrad, non si poteva stare tranquilli con lui!

- Senti, se dovessimo incontrare un elfo che desiderio vorresti esprimere? - gli domandò intanto Feliks, accucciandosi per essere alla sua altezza.

Kaliningrad guardò Polonia per qualche istante, come se stesse riflettendo sulla risposta da dargli, poi sorrise.

- Voglio che il mondo si riempia di girasoli! - annunciò.
- Ah, che desidero carino! Vero, Liet? -
- Certo... carino.. - commentò Lituania nervoso.
Già, molto tenero, peccato fosse lo stesso desiderio di Russia, ulteriore conferma che Kaliningrad rimaneva una parte di lui.
- Ok, allora mettiamoci di impegno e troviamo questo elfo! Domineremo un mondo pieno di girasoli, Kalin! - esclamò rimettendosi dritto in piedi.
- Kalin? -ripeté il bambino. Solo Russia e Ucraina lo chiamavano così e non era abituato a farsi chiamare col nomignolo da altre persone.

Ma Polonia si limitò a sorridergli e a continuare la ricerca.

Lituania, la cui preoccupazione continuava era ormai ai massimi livelli, osservò l'exclave fissare la schiena del polacco in silenzio, sorridere e raggiungerlo di corsa.
Sembrava davvero solamente un bambino innocuo eppure Toris non riusciva a rimanere tranquillo.
Sospirò e, tornando anche lui a incamminarsi, diede addio alla sua giornata tranquilla e perfetta in compagnia di Polonia.
 
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view post Posted on 21/11/2010, 13:57
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- Titolo: L'Ostinazione di Kaliningrad
- Personaggi: Polonia (Feliks Lukasiewicz), Lituania (Toris Lorinaitis), Russia (Ivan Braginski) Oc!Kaliningrad
- Genere: commedia, sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: introspettivo, what if
- Conteggio parole: 2271
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Polonia e Lituania alle prese con un mini-Russia, ovvero Kaliningrad!
L'idea mi era venuta pensando che se fosse stato un personaggio a sé era proprio tra le due Nazioni e quindi poteva averci a che fare.
Leggendo Wikipedia trovavo scritto che era un territorio che devono monitorare quindi ho pensato: e se fosse un bambino?
Se trovate somiglianze molto marcate tra questa fiction e i disegni/comics di EleRosa... sappiate che è tutto voluto XD
L'idea di Lituania e Polonia con Kaliningrad è mia ma parlandone con lei son venuti fuori così tante cose che abbiam deciso di metterli su carta, io tramite fan fiction e lei tramite fan art.
Le due storie, comunque, saranno un po' diverse.

- Kalin-chan è, come già detto, un Russia in miniatura, è identico fisicamente a lui ma ha gli occhi verdi.
Anche quest'ultimo particolare l'ho aggiunto perchè è in mezzo a due Nazioni con gli occhi verdi, senza tener conto di quanto Kaliningrad sia diverso o simile alla Polonia o alla Lituania.


- Anche questa fiction segue il filone 'Slavic Brothership' ovvero qui Polonia è fratello di Russia, in quanto Nazione slava XD
In un altro paio di mie fan fiction ho inserito questo particolare perchè son convinta che avrebbero dovuto essere fratelli anche in Hetalia .__.
Per questo motivo, e perchè la descrizione e la storia di Kalin non corrisponde a ciò che l'exclave è nella realtà, ho inserito l'avvertimento 'what if'.








La ricerca, come Lituania si era aspettato fin dall'inizio, non diede i risultati sperati e, verso il tramonto, i tre - o meglio, i due, più uno rassegnato già in partenza- dovettero rinunciare.

Nonostante questo Polonia e Kaliningrad sembravano molto soddisfatti.
Avevano parlato a lungo di ciò che avrebbero voluto fare nel caso i loro desideri si fossero avverati e si trovavano d'accordo sulla maggior parte delle cose.

All' exclave non importava più se quella dell'elfo fosse solo un invenzione o meno.
Si era divertito tantissimo quel giorno e Polonia gli piaceva davvero tanto.
Russia parlava sempre male di lui, dicendo che era un guastafeste e che non era molto intelligente, ma Kaliningrad lo trovava molto simpatico.
Era allegro e diceva cose buffe, gli aveva dato subito confidenza, facendolo sentire a suo agio.
Era contento di aver scoperto di avere un fratello così, non capiva perchè Ivan dicesse tante cose cattive sul suo conto.
Era convinto che, con Polonia in casa, tutti sarebbero stati più allegri.

Lituania era rimasto a lungo in silenzio, ad ascoltarli, incredulo su quanto avessero legato in quelle poche ore.
Guardava, leggermente infastidito, la manina di Kaliningrad stringersi a quella del polacco, con molta naturalezza e trascinarlo in qualche angolo del bosco nel caso avesse visto qualcosa di sospetto che poteva essere un elfo.
Dopodichè si guardavano, ridevano e tornavano davanti a lui.

Toris si sentiva un po' escluso ma era anche consapevole di essere lui stesso a tagliarsi fuori.
Non riusciva a tranquillizzarsi e più guardava Kaliningrad più gli ricordava Russia.
Il sole stava ormai tramontando e il verde delle foglie degli alberi si scuriva piano piano, a causa della luce sempre meno intensa.
In poche ore avrebbe fatto buio e non era più sicuro starsene in un bosco, senza contare tutti gli insettini che sarebbero sbucati fuori a infastidirli.

- Penso sia meglio accompagnare Kaliningrad a casa. - disse Lituania, tradendo una certa fretta nel fare ciò che aveva proposto.
- Eeeh? A casa? Ma io non voglio tornare a casa! - si lamentò il bambino, con un tono troppo simile a quello con cui anche Russia era solito fare i capricci.

Toris chiuse gli occhi, cercando di rimanere tranquillo.
Era solo un bambino. Solo un bambino. Exclave di Russia, identico a Russia, praticamente Russia ma pur sempre un bambino.
Si sforzò di sorridergli. - Ormai è tardi ed è pericoloso rimanere qui. - gli spiegò. - E poi è quasi ora di cena, abbiamo camminato a lungo. Sarai stanco e affamato, no? -

Il ragazzino si imbronciò e abbassò lo sguardo - Ma non voglio tornare a casa. - insistette, stringendo la mano a Polonia come per chiedergli di dire qualcosa.
Ma Feliks non disse nulla, sembrava essere d'accordo col compagno, quindi fu riaccompagnato a casa.
Kaliningrad non parlò più né li guardò, offeso. A casa era da solo, Russia di solito aveva troppo da fare, e a lui non piaceva.
Dopo una giornata così avrebbe voluto stare con Polonia ancora un po'.

Arrivati alla soglia di casa si voltò fissandoli sempre triste e arrabbiato.

Il polacco rise - Dai, ci rivediamo. - lo rassicurò. - Un elfo non si cerca in una sola giornata. - spiegò infine.
L'axclave annuì appena ma quando le due nazioni si incamminarono non li salutò. Continuava a guardarli allontanarsi sempre più e in quel momento sentiva la solitudine ancora più forte che mai.

- Io non voglio stare qui da solo... - mormorò guardandosi le scarpine.


Sulla via di casa Polonia si stiracchiò le braccia e mise le mani dietro la nuca - È stato divertente. - commentò con un sorriso.
- Seriamente... - iniziò Toris, sospirando. - dove l'hai tirata fuori la storia dell'elfo? - domandò guardando il compagno.
- Su un libro, te l'ho detto. - ribadì il biondo.
- Sì ma perchè hai detto una cosa del genere a quel bambino? -
- Ho pensato fosse divertente! - rispose allegrissimo Polonia, sorridendogli.

Lituania sospirò. Praticamente aveva solo detto la prima cosa assurda che gli era balenata in testa senza pensare alle conseguenze. Come sempre, del resto.
- Comunque non mi aspettavo di incontrarlo.. - mormorò poi.
- Mh, io mi ero anche dimenticato che fosse nostro vicino di casa. - ammise Feliks - Però mi sta simpatico! Mi sono davvero divertito oggi! -
- Beato te... - sospirò nuovamente Toris. - Io, da quando il signor Russia ha costruito quella casa e ci ha portato Kaliningrad mi sento continuamente tenuto sotto d'occhio. Come se fosse lì per controllarci. - confessò il lituano.
- Tu esageri sempre. È un bambino così carino. - ride l'altro.

Ma l'apparenza poteva ingannare e Lituania lo sapeva bene.
In realtà a renderlo così sospettoso erano solo l'aspetto del bambino e la sua parentela con Russia. Forse erano solo pregiudizi ma non cambiava il fatto che quel bambino era una parte di Ivan. Quindi il russo poteva anche approfittarsi della posizione del bambino per fare qualcosa a loro.
Gli spiaceva pensare certe cose, sopratutto perchè Polonia si era immediatamente affezionato a quel bambino che magari era anche in buona fede.
Ma era di Ivan che non si fidava. E riteneva fosse meglio tenere gli occhi aperti.

Questi pensieri lo abbandonarono solamente dopo cena.
Lituania, seduto sul divano, guardava con poca attenzione la televisione.
Era molto stanco a causa della lunga camminata e dello stress che la sua costante ansia gli procurava e carezzava distrattamente i capelli di Polonia, seduto accanto e lui con la testa poggiata sulla sua spalla.
Anche Feliks non era interessato alla trasmissione, anzi: teneva gli occhi chiusi e si faceva cullare dalle carezze lente e delicate del compagno.

Improvvisamente Toris sentì un rumore simile a un fruscio provenire da fuori.
Era simile al rumore delle foglie mosse dal vento ma lì attorno non c'erano alberi e non era un rumore udibile in quella casa.
Decise quindi di andare a controllare e si alzò.
Polonia, completamente rilassato, scivolò sul divano e solo allora riaprì gli occhi, mettendosi seduto.
- Cosa c'è? - chiese la nazione slava con tono lamentoso.
Lituania gli fece cenno di stare in silenzio ma fu proprio lui, poi, a scattare verso la porta e ad aprirla dopo aver sentito un'altro rumore sospetto.
- Un ladro? - esclamò guardandosi attorno con un espressione dura.
- Eeh? Un ladro? - fece eco Polonia saltando già dal divano sorridendo e raggiungendo l'amico, come se lo divertisse l'idea che qualcuno cercasse di derubarli.

Intravidero una figura che cercava di scappare e Lituania, con una strana sicurezza che solitamente non mostrava, l'afferrò velocemente, pronto a reagire nel caso il ladro li aggredisse.
Ma quella persona era troppo leggera e piccola per essere un ladro, o, almeno, per essere un adulto e, quando la persona in questione si voltò terrorizzato, lo riconobbero immediatamente.

- Kalin? - esclamò Polonia stupito - Che ci fai qui? -

Il bambino non rispose, ancora spaventato. Non si aspettava certo di essere afferrato in quel modo e cominciava a temere una punizione.
Ma le due nazioni si guardarono poi lo portarono dentro casa e lo fecero sedere sul divano.

- Come mai sei qui? - gli chiese di nuovo Feliks.
- Vi ho seguiti... - rispose sinceramente il bambino.
- Cosa? E perchè? È pericoloso a quest'ora per un bambino! - esclamò arrabbiato Lituania.
- Io non sono un bambino! - gli disse imbronciandosi - Non volevo stare da solo e allora vi ho seguiti fino a qui! - spiegò
- Non sono cose che si fanno! - insistette il lituano.
- Se non volevi stare da solo fino a questo punto potevi dircelo. - gli disse invece il polacco, con voce più calma.
- Io ve l'ho detto ma voi mi ci avete riportato lo stesso. - gli ricordò, arrabbiato, incrociando le braccia al petto.

Lituania non disse altro, ancora un po' impaurito dalla exclave.

- Ma allora sei qui fuori da ore? E non hai cenato? -

Il bambino annuì alle parole di Polonia e a quel punto il volto di Toris si addolcì appena - Vado a riscaldare ciò che è rimasto a cena. - annunciò voltandosi immediatamente e andando velocemente in cucina.

Polonia sorrise, poi tornò a guardare il bambino. - Potevi bussare subito. -
- Ma magari vi sareste arrabbiati... - spiegò timidamente lui, abbassando lo sguardo.
- E che volevi fare, rimanere fuori tutta notte? - ridacchiò Feliks. - Va bhè, ormai è andata. - tagliò subito corto, per nulla arrabbiato. Lo trovava terribilmente carino con quel broncetto imbarazzato.
- Lituania ora è arrabbiato. Lo so che non gli piaccio. - l'aveva capito subito e non comprendeva bene perchè. Ma non gli piaceva.
- Ma no, tranquillo. - ride ancora Polonia scuotendo una mano - Piuttosto a questo punto dormi qui. -
- Davvero? - Kaliningrad lo sguardo sorridendo, poi però riabbassò lo sguardo e tornò triste - Ma tanto Lituania non vorrà. -
- Lo convinco io. Ormai è tardi e non abbiamo voglia di riportarti indietro, per una notte non sarà la fine del mondo, no? -

Il bambino non rispose. Lo sperava davvero...
Ma almeno era contento che Polonia volesse farlo dormire lì. Sperava che la sua ostinazione vincesse contro Lituania.
- Grazie. - mormorò, chiudendo gli occhi.

Quando Toris tornò con le cena il bambino si era già addormentato e Polonia sorrise, mettendosi l'indice davanti alla bocca per dirgli di fare piano.
Il lituano sospirò e riportò il piatto in cucina- Fu subito seguito dal compagno.

- A questo punto lo teniamo qui la notte. -
- Sì... - gli rispose rassegnato Lituania.
Feliks sorrise - Era preoccupato perchè pensa che tu sia arrabbiato! -

Toris lo guardò mostrando un'espressione non molto convinta.

- Dai, è un bambino! Sarà anche un territorio russo ma non farà nulla di male. Smettila di preoccuparti. -
- Lo so. Ma non posso farci nulla. Spero solo che il signor Russia non scopra nulla. -

Ma Polonia si stava già allontanando - Vado a metterlo a letto. - cantilenò.

Venne immediatamente seguito dal lituano che sembrava voler tenere costantemente d'occhio la situazione e insieme portarono Kaliningrad nella stanza degli ospiti, solitamente riservata a Estonia o Lettonia quando venivano a trovarli e Raivis beveva come una spugna rendendo impossibile a lui e alla nazione con gli occhiali un ritorno sicuro a casa.

- Ce l'abbiamo un pigiama per bambini? - chiese Polonia.
- Non credo. -
- Nemmeno uno che usavamo noi da piccoli? - insistette.
- Hai idea di quanti secoli son passati da quando eravamo piccoli noi? - gli fece presente Toris aprendo comunque l'armadio alla ricerca di qualcosa.

La nazione slava posò la coperta all'altezza del collo del bambino, in modo da coprirlo tutto poi uscì silenziosamente dalla stanza.

- Mi stupisce che tu sia così affettuoso con lui... - commentò Lituania seguendolo per i corridoi.
- Bhè, ma Kalin è così carino... - cantilenò il polacco con aria intenerita.
-... Kaliningrad somiglia al signor Russia. - gli ricordò il lituano.
- Sì, certo, l'ho notato. - rispose Feliks senza agitazione.
- Quindi trovi il Signor Russia carino? - domandò timidamente e con una certa preoccupazione, Toris.
- Da piccolo lo era sicuramente. - replicò sincero.
- Oh... - si limitò a dire il moro cercando di ricordare il suo primo incontro con Ivan.
L'unica cosa che riuscì a pensare fu che Kaliningrad fosse davvero identico al Russia di allora...

Poco dopo, sedendosi a letto, Lituania si ritrovò a sospirare per l'ennesima volta.
Finalmente avrebbe potuto riposare anche lui.
Si cambiò, mettendosi il pigiama, e si mise sotto le coperte.

L'altro lato del letto era ancora vuoto poiché Polonia preferiva cambiarsi in bagno dove, a quanto pareva, si struccava anche o talvolta si metteva strane creme per il viso.
Toris fu attirato da un libro posato sul comodino del polacco e lo prese in mano, leggendone il titolo.

Quando Feliks raggiunse il compagno, avvolto da un grazioso pigiama rosa, lo vide intento a leggere il suo libro.
Poco male, pensò, tanto aveva finito di leggerlo giusto la sera prima.
Perciò si mise anche lui dentro l coperte e abbracciò il busto di Toris appoggiando la testa sul suo petto e sorrise quando, immediatamente dopo, il lituano lo strinse a sé con un braccio mentre l'altro era poggiato sul letto e sollevato solo quando doveva cambiare pagina.

Per Polonia quella era stata davvero una giornata perfetta e non immaginava che, almeno finché non avevano incontrato Kaliningrad, anche per Lituania lo era stata.

Chiuse gli occhi, cullato dal respiro calmo e regolare del compagno e dal rumore della carta del libro che si muoveva fluida e leggera sotto le dita di Toris, e sperò che anche il giorno successivo fosse splendido come quello appena passato.

- Polonia? - sussurrò il lituano a un certo punto.
- Mh? - gli rispose Feliks mezzo addormentato.
- È questo il libro che parla di elfi a cui ti riferivi oggi? -
- Sì, è questo. - confermò il biondo
- Non dice da nessuna parte che se ne incontri uno puoi realizzare un desiderio... -

Polonia sciolse l'abbraccio e si girò dall'altro fianco. - certo che no, mica avrai creduto a questa stupidaggine! - disse sbadigliando.

Lituania lo fissò per un po' poi scosse la testa. Tuttavia era sinceramente sollevato nel sapere che anche Feliks era consapevole che l'esistenza degli elfi e tutta quella storia in generale non fosse vera.
Anche se sulla non esistenza di quelle creature, considerando che aveva visto con i propri occhi molte creature strane, sopratutto a casa del signor Inghilterra, non ci avrebbe messo la mano sul fuoco.
 
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view post Posted on 14/12/2010, 20:31
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Sora no Shita Daichi no Ue

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- Titolo: L'inizio della fine
- Personaggi: Polonia (Feliks Lukasiewicz), Lituania (Toris Lorinaitis), Russia (Ivan Braginski) Oc!Kaliningrad
- Genere: commedia, sentimentale
- Rating: verde
- Avvertimenti: introspettivo, what if
- Note: - Fiction su cui ho sclerato per mesi, più o meno da luglio ecco XD
Polonia e Lituania alle prese con un mini-Russia, ovvero Kaliningrad!
L'idea mi era venuta pensando che se fosse stato un personaggio a sé era proprio tra le due Nazioni e quindi poteva averci a che fare.
Leggendo Wikipedia trovavo scritto che era un territorio che devono monitorare quindi ho pensato: e se fosse un bambino?
Se trovate somiglianze molto marcate tra questa fiction e i disegni/comics di EleRosa... sappiate che è tutto voluto XD
L'idea di Lituania e Polonia con Kaliningrad è mia ma parlandone con lei son venuti fuori così tante cose che abbiam deciso di metterli su carta, io tramite fan fiction e lei tramite fan art.
Le due storie, comunque, saranno un po' diverse.

- Kalin-chan è, come già detto, un Russia in miniatura, è identico fisicamente a lui ma ha gli occhi verdi.
Anche quest'ultimo particolare l'ho aggiunto perchè è in mezzo a due Nazioni con gli occhi verdi, senza tener conto di quanto Kaliningrad sia diverso o simile alla Polonia o alla Lituania.

- Anche questa fiction segue il filone 'Slavic Brothership' ovvero qui Polonia è fratello di Russia, in quanto Nazione slava XD
In un altro paio di mie fan fiction ho inserito questo particolare perchè son convinta che avrebbero dovuto essere fratelli anche in Hetalia .__.
Per questo motivo, e perchè la descrizione e la storia di Kalin non corrisponde a ciò che l'exclave è nella realtà, ho inserito l'avvertimento 'what if'.

- Ultimo capitolo, purtroppo non ho ancora iniziato la seconda parte (ma li appunti li ho XD)

Grazie tantissimo a eagle fire, spero vorrai seguire anche la seconda parte, appena la finirò XD
Polonia, nella sua ottusità, è davvero un fratellone affettuoso, sì. Un giorno, comunque, manderò una mail a Himaruya chiedendogli perchè non ha fatto Polonia fratello di Russia, sì è__é Un giorno lo farò XD





Sin dal primo istante in cui si era svegliato Lituania si era accorto che mancava qualcosa.
Era ancora più addormentato che sveglio ma quella sensazione era già molto forte.
Qualche secondo dopo capì che si trattava del corpo di Polonia su di sé e spalancò gli occhi, preoccupato.
Si voltò verso la propria destra, dove solitamente dormiva Feliks e vide la testa del compagno sbucare appena da sotto le coperte.
Non era tuttavia poggiata su di lui, cosa molto strana.
Gli bastò tentare di mettersi seduto per capire che quei centimetro di distanza che lo separavano dal polacco non erano vuoti.

Tra di loro, infatti, il piccolo Kaliningrad dormiva placidamente abbracciato alla nazione slava occidentale.

Toris non sapeva come ma il bambino si doveva essere alzato e doveva averli raggiunti nella loro stanza, stendendosi poi in mezzo a loro riuscendo a dividerli senza svegliarli.

Poteva anche aver svegliato Polonia, che gli avrebbe fatto posto, ma per qualche strano motivo il lituano aveva la sensazione che tra le due ipotesi, a essere corretta, benché fosse la più assurda, fosse la prima senza contare che il compagno aveva il sonno piuttosto pesante e trovava strano che avesse sentito l'exclave entrare nella stanza.

Come se quella giornata non fosse cominciata bene, Lituania fece una leggera smorfia, poi sospirò rassegnato e si alzò per andare a preparare la colazione.

Sperava, dopo aver mangiato, di poter riaccompagnare il bambino casa sua ma aveva la sensazione che Kaliningrad volesse rimanere con loro.
In parte lo capiva.
Era molto piccolo ed era sempre solo.
Sicuramente soffriva molto e voleva solo qualcuno con cui stare ma loro avevano del lavoro da fare e non potevano prendersi cura di lui senza contare che, prima o poi, il signor Russia si sarebbe accorto della sua scomparsa e sarebbe andato a cercarlo.
Non voleva dare a Ivan l'opportunità di perseguitarli più di quanto avesse già fatto in passato quindi Toris desiderava che tutto tornasse come prima.
Lo stesso Kaliningrad si sarebbe annoiato a stare con due nazioni adulte quindi la cosa migliore da fare era non permettergli di affezionarsi troppo sin da subito.
O, almeno, cercava di convincersi che fosse giusto così.
D'altronde si sentiva in colpa a fare ragionamenti del genere.
Sicuramente, se non fosse stata una exclave russa sarebbe riuscito ad accettarlo più facilmente e a divertirsi insieme a lui e Polonia.
Ma la soggezione per la federazione russa era troppo forte e finiva per prendere il sopravvento.

Sentì del passi pesanti e veloci e si girò verso la porta.
Pochi istanti dopo la testa bionda di Polonia fece capolino in cucina.

- Liet! - esclamò allegro, per poi entrare nella stanza. Aveva ancora addosso il pigiama.
- Buongiorno. - lo saluto Toris sorridendogli.

Feliks gli si avvicinò.
- Non rimanere in pigiama, vai a vestirti. -
- Dopo, dopo. - rispose il polacco agitando la mano come per dirgli di non sgridarlo già di prima mattina e addentò una fetta di pane.
- Dov'è Kaliningrad? Non lasciarlo solo nella nostra stanza. -
- Mai dai, mica succede qualcosa. E poi figurati se si sveglia ora. -
- Sei stato tu a farlo salire sul letto? - provo a chiedergli Lituania, sperando in una risposta affermativa.
- No, mi son svegliato ed era già lì. - disse invece Polonia confermando l'ipotesi di Toris.

Poco dopo anche l'exclave li raggiunse, entrando in cucina assonnato.
- Buongiorno Kalin. Ti sei svegliato presto. - lo salutò il polacco sorridendogli.
- Buongiorno... - mormorò il bambino con la voce ancora impastata dal sonno.

In realtà si era svegliato quando Polonia si era alzato dal letto ma aveva cercato di riaddormentarsi, senza successo.
Lituania servì la colazione.
- Di solito cosa mangi al mattino? - chiese poi, sedendosi.
- Quello che mi porta Russia ogni mattina... - rispose iniziando già a mangiare. Non aveva cenato, la sera prima, quindi ora aveva moltissima fame.
- Ah, capis... cosa? Significa che il signor Russia ti porta la colazione a casa ogni mattina? Anche ora? - domandò Toris allarmatissimo.
Kaliningrad guardò l'orologio. - Circa mezz'ora fa... -replicò tranquillo tornando a mangiare e ignorando il mezzo infarto del lituano.
- Ma è terribile! Quindi il signor Russia sa che non sei a casa ora! E si starà preoccupando! - gridò - Dobbiamo avvertirlo immediatamente! - esclamò alzandosi e prendendo il telefono.
- Dai, vieni qui a mangiare. Lo portiamo dopo a casa. -
- No, dobbiamo avvertirlo subito! Se scopre che gliel'abbiamo tenuto nascosto succederanno cose terribili! - si allarmò il moro
- Sì, così verrà qui a disturbarci e magari fraintenderà pure. -
Le parole di Polonia bastarono a far desistere Lituania che si risedette e cominciò a mangiare mentre gli altri due continuavano tranquillissimi.

Al bambino spiaceva un po' tornare a casa ma sperava di poterli andare a trovare, ora che, seguendoli la sera prima, sapeva la strada.

Finita la colazione e dovettero attendere Polonia che era andato a cambiarsi poi furono pronti per riportare a casa l'exclave russa.
Kaliningrad teneva Polonia per mano e lo guardava spesso. Sperava in parte di vederlo triste ma la sua espressione era tranquilla come sempre.
Lituania invece era tesissimo e pregava che non succedesse qualcosa di strano.

Arrivarono alla casetta e Kalin aprì la porta sotto gli occhi delle altre due nazioni rimaste lì - anche se Lituania aveva voglia di correre via-
Subito si sentì dei rumori provenire dalla casa e poi una voce dolce e infantile che lo chiamava.
La voce di Russia.

- Kalin? -
Il bambino corse dentro casa - Fratellone! Sono qui! - avvertì guardandosi attorno.

Ivan scese velocemente le scale con un espressione preoccupata.

- Kalin! Ti ho cercato dappertutto! Dov'eri? - chiese prendendolo in braccio e stringendolo.
Quella era la prima volta che, entrando a casa della sua exclave, non aveva trovato nessuno e non sapeva come comportarsi.
- Dov'eri? - ripeté guardandolo.
- Con Polonia e Lituania! - esclamò allegro il bambino, guardando il fratello e notando la sua espressione stupita.
- S-signor Russia? - chiamò Toris che, sentendo da fuori il bambino nominarli, entrò in casa insieme a Feliks.

La nazione asiatica andò loro incontro, tenendo in braccio il fratellino e li guardò serio.
- Come mai eri con loro? - chiese calmo.
Ciononostante il lituano cominciò a tremare dalla paura.
- Ieri li ho incontrati e siamo stati tutto il giorno assieme. E non volevo stare senza di loro così li ho seguiti a casa e ho dormito da loro. - spiegò in poche parole Kaliningrad.

Russia guardò prima le due nazioni, poi l'exclave. Ripeté il gesto un altro paio di volte poi si rivolse al bambino.

- E ti sei divertito? - chiese dolcemente.
- Sì, tantissimo! - gli rispose entusiasta Kaliningrad -Abbiamo cercato gli elfi del bosco per riempire il mondo di girasoli ma siccome è una cosa inventata non li abbiamo trovati. -
- Non è una cosa inventata. - puntualizzò Polonia anche se sapeva benissimo che il bambino aveva ragione.
- Mi piace stare con loro. - continuò il bambino - Fratellone, posso stare con Polonia e Lituania? - in realtà era solo con Polonia che voleva stare, ma alcune reazioni di Toris erano divertenti e poi aveva già capito che per stare con Feliks doveva per forza stare anche col lituano.
- Cosa? - sfuggì a Toris.

Ivan lo guardò e sembrò rifletterci. - Bhè, se ti diverti tanto... -

Lituania lo guardò sventatissimo. No, non poteva star succedendo davvero...

- Allora posso? - chiese conferma Kaliningrad

Russia annuì sorridendo poi si rivolse a Toris e Feliks - Io non posso stare sempre con lui e rimane sempre solo. Ora però sono più tranquillo se lo tenete voi. Allora ve lo affido, eh? - si raccomandò il russo sorridendo con spensieratezza. - E poi... di tanto in tanto vengo a trovarvi anche io, ok? - aggiunse guardandoli con una strana espressione.

Polonia annuì senza preoccuparsi troppo dell'ultima frase della nazione asiatica e l'exclave abbracciò il fratello tutto contento.

Lituania rimase immobile, ammutolito da ciò che stava succedendo.
Tutto ciò che temeva si era avverato. Sin dal primo istante aveva avuto la sensazione che sarebbe successo qualcosa di simile e ora i fatti gli stavano dando ragione.
E lui non voleva. No. Non voleva prendersi cura della exclave di Russia e non voleva assolutamene Russia a casa sua! Assolutamente no!
E ora aveva un'unica certezza: questo sarebbe stato l'inizio della fine.
 
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4 replies since 28/10/2010, 18:05   190 views
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